Rigurgiti di fango
Introduzione
Il mondo, con le sue molteplici meraviglie, non riuscirà mai a liberarsi totalmente dalla nefasta presenza dell’invidia umana, uno tra i
peggiori sentimenti dell’uomo da utilizzare, associandolo come arma impropria alla subdola calunnia perversa, contro chi volontariamente o involontariamente, in qualche maniera, si distingue dagli altri.
Ho tentato inutilmente di resistere alla tentazione di rendere pubbliche alcune esperienze che mi hanno coinvolto a livello personale, a volte parzialmente, quale bersaglio involontario del noto prurito mentale di certe persone disturbate, non solo mentalmente, dall’andamento positivo degli eventi che illuminano anche solo temporaneamente la vita di molti esseri umani.
Ho seguito il percorso artistico e vitale che il destino aveva preparato per me, accettando quasi passivamente ogni sorpresa, senza curarmi degli umori e dei falsi scrupoli che affollavano la mente perversa di alcuni insospettabili spettatori, propensi alla demolizione di qualsiasi positività altrui, a loro totalmente negata sin dalle loro origini dalla natura sovente dispettosa e irriguardosa. A chi non è mai
capitato di apprendere che quel tale amico d’infanzia o il talaltro vicino di casa, che quasi nemmeno saluti, abbia espresso un certo malessere personale al solo constatare che qualche cosa ti sia andata per il verso giusto … oppure che l’idiota di turno, non conoscendo l’impegno e la fatica profusi per arrivare ad ottenere una positiva conquista professionale, abbia detto: - che colpo di fortuna! -
Più di qualche volta mi è capitato di considerare quanto sia assurdo e surreale che, al giorno d’oggi, vi siano persone che, pur vivendo una vita disastrata colma di problemi insormontabili, riescono a trovare il tempo di occuparsi maldestramente dei fatti altrui, talvolta intrufolandosi negli anfratti più reconditi della vita di qualcuno che nemmeno conoscono, con il “vezzo” più antico del mondo: la calunnia reiterata ... e solo per danneggiarne ogni credibilità, e colpire a tradimento come un virus malefico propenso a trasformare, alla propria infida bisogna, la storia della vittima di turno … non considerando il serio rischio delle gravi, gravissime ripercussioni all’andata e soprattutto al ritorno, quando certe diatribe finiscono sulle carte dei Tribunali preposti e, per una strana logica naturale delle cose, il più delle volte si concludono con uno straordinario effetto boomerang nei confronti dei mandanti più o meno occulti.
Nel caso specifico di certi aneddoti che completano questo volume, appare a dir poco emblematico il fatto che gran parte delle subdole azioni sia orchestrata maldestramente da guitti di infima specie, fermamente convinti di essere artisti, giornalisti, scrittori e quant’altro, il cui principale argomento o per meglio dire il cruccio ossessivo che gli fa perdere anche il sonno, sembra essere la mia paternità, il mio modo di dipingere e il mio modo di vivere … con il logico risultato di propagare un falso problema che credo non interessi ad alcuno.
Questa rassegna di episodi, al limite del tragicomico, non vuole essere la perentoria affermazione delle mie sacrosante origini, bensì una chiara esposizione di fatti circostanziati, messi in opera per vendetta personale da individui frustrati, collerici e privi di talento che vedevano in me e nell’interesse che suscitava la mia storia, degli ingombranti diversivi atti ad ostacolare una loro eventuale affermazione professionale nel campo dell’arte.
Come dire: se non ci fosse lui a fare tanta confusione e ad attirare ogni attenzione con la sua storia … qualcuno si accorgerebbe di me e di quanto sono bravo!
Occorre chiarire, una volta per tutte, che se avessi voluto approfittare della notorietà universale della mia famiglia, lo avrei fatto immediatamente. Non credo proprio che un ambiente ostico come quello dell’arte e dello spettacolo sia pronto ad accogliere a braccia aperte ogni figlio d’arte con o senza talento. Una cosa intanto è certa: Io, in quanto essere umano, esisto, e dipingo ed espongo i miei lavori, suscitando l’interesse della stampa e dei mezzi televisivi di mezzo mondo da oltre trent’anni con adeguato successo. Sono un uomo libero con i medesimi diritti e doveri di ogni comune cittadino, e farei le medesime cose con gli stessi risultati anche e qualora firmassi i miei lavori con altri nomi. Credo di aver virtualmente declamato in più di qualche occasione, cogliendone piacevolmente l’essenza e la filosofia che il Magnifico Lorenzo (bontà sua) ci volle tramandare: “Chi vuol esser lieto, sia di doman non c’è certezza”.
Con tutto il rispetto per coloro che mi hanno messo al mondo, non mi interessa nel modo più assoluto “inibire” il pensiero altrui costringendo il prossimo a credermi sulla parola. Preferisco essere valutato per quello che faccio e non per quelle che possono essere le mie origini. Sono le mie opere a rappresentarmi e a fornire, oltre a qualche emozione, una vaga idea di chi sia il loro autore … In sintesi: io sono tutto ciò che dipingo, quel che scrivo personalmente e, in buona parte, anche ciò che nel bene o nel male rappresento … A tal proposito, parlando con una mia amica giornalista di quel genere di invidia che sovente attanaglia certe persone fino a farle soffrire esageratamente, le ho sentito dire: - ci sono certi colleghi colmi di livore che invidiano qualcuno soltanto per aver cucinato
bene un piatto di spaghetti! -
Per fortuna che non so proprio cucinare … ma in fondo scrivere un libro, dipingere un quadro o raccontare bene una bugia
… è quasi come realizzare un pregiatissimo pasto.
Introduzione
Il mondo, con le sue molteplici meraviglie, non riuscirà mai a liberarsi totalmente dalla nefasta presenza dell’invidia umana, uno tra i
peggiori sentimenti dell’uomo da utilizzare, associandolo come arma impropria alla subdola calunnia perversa, contro chi volontariamente o involontariamente, in qualche maniera, si distingue dagli altri.
Ho tentato inutilmente di resistere alla tentazione di rendere pubbliche alcune esperienze che mi hanno coinvolto a livello personale, a volte parzialmente, quale bersaglio involontario del noto prurito mentale di certe persone disturbate, non solo mentalmente, dall’andamento positivo degli eventi che illuminano anche solo temporaneamente la vita di molti esseri umani.
Ho seguito il percorso artistico e vitale che il destino aveva preparato per me, accettando quasi passivamente ogni sorpresa, senza curarmi degli umori e dei falsi scrupoli che affollavano la mente perversa di alcuni insospettabili spettatori, propensi alla demolizione di qualsiasi positività altrui, a loro totalmente negata sin dalle loro origini dalla natura sovente dispettosa e irriguardosa. A chi non è mai
capitato di apprendere che quel tale amico d’infanzia o il talaltro vicino di casa, che quasi nemmeno saluti, abbia espresso un certo malessere personale al solo constatare che qualche cosa ti sia andata per il verso giusto … oppure che l’idiota di turno, non conoscendo l’impegno e la fatica profusi per arrivare ad ottenere una positiva conquista professionale, abbia detto: - che colpo di fortuna! -
Più di qualche volta mi è capitato di considerare quanto sia assurdo e surreale che, al giorno d’oggi, vi siano persone che, pur vivendo una vita disastrata colma di problemi insormontabili, riescono a trovare il tempo di occuparsi maldestramente dei fatti altrui, talvolta intrufolandosi negli anfratti più reconditi della vita di qualcuno che nemmeno conoscono, con il “vezzo” più antico del mondo: la calunnia reiterata ... e solo per danneggiarne ogni credibilità, e colpire a tradimento come un virus malefico propenso a trasformare, alla propria infida bisogna, la storia della vittima di turno … non considerando il serio rischio delle gravi, gravissime ripercussioni all’andata e soprattutto al ritorno, quando certe diatribe finiscono sulle carte dei Tribunali preposti e, per una strana logica naturale delle cose, il più delle volte si concludono con uno straordinario effetto boomerang nei confronti dei mandanti più o meno occulti.
Nel caso specifico di certi aneddoti che completano questo volume, appare a dir poco emblematico il fatto che gran parte delle subdole azioni sia orchestrata maldestramente da guitti di infima specie, fermamente convinti di essere artisti, giornalisti, scrittori e quant’altro, il cui principale argomento o per meglio dire il cruccio ossessivo che gli fa perdere anche il sonno, sembra essere la mia paternità, il mio modo di dipingere e il mio modo di vivere … con il logico risultato di propagare un falso problema che credo non interessi ad alcuno.
Questa rassegna di episodi, al limite del tragicomico, non vuole essere la perentoria affermazione delle mie sacrosante origini, bensì una chiara esposizione di fatti circostanziati, messi in opera per vendetta personale da individui frustrati, collerici e privi di talento che vedevano in me e nell’interesse che suscitava la mia storia, degli ingombranti diversivi atti ad ostacolare una loro eventuale affermazione professionale nel campo dell’arte.
Come dire: se non ci fosse lui a fare tanta confusione e ad attirare ogni attenzione con la sua storia … qualcuno si accorgerebbe di me e di quanto sono bravo!
Occorre chiarire, una volta per tutte, che se avessi voluto approfittare della notorietà universale della mia famiglia, lo avrei fatto immediatamente. Non credo proprio che un ambiente ostico come quello dell’arte e dello spettacolo sia pronto ad accogliere a braccia aperte ogni figlio d’arte con o senza talento. Una cosa intanto è certa: Io, in quanto essere umano, esisto, e dipingo ed espongo i miei lavori, suscitando l’interesse della stampa e dei mezzi televisivi di mezzo mondo da oltre trent’anni con adeguato successo. Sono un uomo libero con i medesimi diritti e doveri di ogni comune cittadino, e farei le medesime cose con gli stessi risultati anche e qualora firmassi i miei lavori con altri nomi. Credo di aver virtualmente declamato in più di qualche occasione, cogliendone piacevolmente l’essenza e la filosofia che il Magnifico Lorenzo (bontà sua) ci volle tramandare: “Chi vuol esser lieto, sia di doman non c’è certezza”.
Con tutto il rispetto per coloro che mi hanno messo al mondo, non mi interessa nel modo più assoluto “inibire” il pensiero altrui costringendo il prossimo a credermi sulla parola. Preferisco essere valutato per quello che faccio e non per quelle che possono essere le mie origini. Sono le mie opere a rappresentarmi e a fornire, oltre a qualche emozione, una vaga idea di chi sia il loro autore … In sintesi: io sono tutto ciò che dipingo, quel che scrivo personalmente e, in buona parte, anche ciò che nel bene o nel male rappresento … A tal proposito, parlando con una mia amica giornalista di quel genere di invidia che sovente attanaglia certe persone fino a farle soffrire esageratamente, le ho sentito dire: - ci sono certi colleghi colmi di livore che invidiano qualcuno soltanto per aver cucinato
bene un piatto di spaghetti! -
Per fortuna che non so proprio cucinare … ma in fondo scrivere un libro, dipingere un quadro o raccontare bene una bugia
… è quasi come realizzare un pregiatissimo pasto.